Ivan Buttazzoni
Rembrandt e Pier Aldo Rovatti
Pittura, metafora cecità
La metafora ci allontana continuamente dal senso, nega ogni certezza, per cui possiamo considerarla soltanto portatrice di nostalgia.
Abitare la distanza è quello che apporta il malinconico Rembrandt e che rende comprensibile il surrealismo pittorico.
Come dice l’autore di questo libro la società non sa che farsene della filosofia, ma gli individui sono creature filosofiche costrette a celare gli appetiti del Tu.
Se Lezioni di anatomia di Rembrandt ci spiegano il nostro corpo che pensa, il suo racchiudersi in “cosa detta” non è il “Fiore della bocca” di Heidegger, ma è un rimando all’immagine, unica forma metaforica ancora creatrice e significativa.
C’è qualcosa di particolare nel rinvio all’ultimo respiro che i filosofi si peritano di emettere. Nell’ultimo Heidegger la metafora s’avvia verso le “cose”, anche se queste sono nozioni filosofiche indefinite. Il Rembrandt anziano, non riesce a smarrire la sua ambiguità, lo stesso per il vecchio Rovatti. Nella sua scrittura egli si nasconde e si inabissa, per poi emergere, dopo lungo percorso, come “vuoto ontologico”.
Per questi filosofi, tutti e tre, la metafora è un viaggio al di là della visione.
Il libro è acquistabile presso la Libreria Deadalus, via Torrebianca 21 a Trieste e on line: