Eugenio Tabano
Il sentiero dei lupi
Nel raggiungere la gnosi, dopo tutto, il mio vero obiettivo è una conquista per la perdita, non un’acquisizione che migliori le mie presenti dolorose condizioni. Queste le affronto gestendo distanze e deglutendo affronti. Metabolizzo così il mio essere parte e non totalità, ed è da questo prodotto della specificazione che devo partire verso la realtà per dare vita a una radicale trasformazione di me stesso lottando contro ogni tentativo di omologazione dominatrice. Il luogo della perfezione è inafferrabile, non posso metterlo sotto il microscopio della conoscenza, è arbitrario e desolato, ha tutte le assurdità dell’attimo, della punta che non ha spazio ma ospita l’assoluto, l’intensificazione che non ha centro e nemmeno periferia. Si rimane sempre turbati di fronte a questa riflessione, inevitabile quando si sosta sul limitare di se stessi, indecisi se entrare dentro o continuare l’illusoria passeggiata nei territori del verosimile. E il vero? Un mistero inesauribilmente ricco, della cui enigmaticità molti parlano fissando gerarchie di penetrazione ridicole come tutte le tassonomie.
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